stilopòdi

vernice, dimensioni ambiente
in "Under the influence",
a cura di Antonio Grulli
Fondazione Collegio Artistico Venturoli, Bologna, 2017


"Le opere esposte sono tutte incentrate sul concetto di segno e di disegno. Ma non necessariamente lo strumento che viene utilizzato sarà una matita. E non necessariamente il supporto su cui fermare il proprio segno sarà un foglio di carta. Disegno come fase embrionale della ricerca artistica, come universo liminale dell’individualità e dell’opera, come strumento per fare pulizia nella propria mente e capire in quale punto risiede il centro gravitazionale della propria ricerca.
Le opere sono lavori sul segno ridotti alla loro stessa scarnificazione. Siamo voluti partire da elementi poverissimi, cercando di fare tabula rasa di quanto fatto finora dai singoli artisti. Sono segni basici, sfumature crude, un vocabolario di fonemi attraverso i quali forse in futuro verrà ricostruito un nuovo vocabolario.


Il disegno ci intrigava come terreno comune proprio per il suo essere fuori dal tempo, poco contemporaneo, primordiale, e che mal si adatta all’ossessione imperante per il contesto che attraversa l’arte di oggi. Come abbiamo letto in un testo di Enzo Cucchi mentre preparavamo la mostra “...ogni disegno è il ricordo di un disegno che dura da millenni”. E forse, proprio per questi motivi, e per la sua capacità di costringere l’artista a un lavoro raccolto e legato alla propria individualità (con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità), è in grado di portare con sé un lato più rivoluzionario e scomodo rispetto altri mezzi a disposizione oggi.


Una dimensione fuori dal tempo che ben si accorda con le caratteristiche stesse del Collegio Venturoli, in cui gli artisti hanno modo per un periodo prolungato di lavorare e ricercare al di fuori dalle logiche di creazione continua dell’evento che imperano nelle istituzioni dell’arte, e che ne fanno un luogo unico e indipendente.


Ogni artista ha lavorato in un singolo ambiente del collegio, quasi fosse la propria tana o la propria caverna da ricoprire di segni. Quasi fosse un assaggio di un futuro in cui l’artista è costretto a tornare a nascondersi in uno spazio ipogeo, sotto terra, con tutto quello che lo stare sotto terra può simboleggiare e significare per lo spirito."

Antonio Grulli

 
 
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